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Da sempre intorno allo Sferisterio si sono raccolti cittadini e appassionati che, in modi diversi, ne hanno accompagnato e sostenuto le attività.

Con la costituzione nel novembre 2016 dell’Associazione Amici dello Sferisterio si è voluto riprendere questa tradizione. Lo scopo perseguito, attraverso l’azione volontaria dei propri aderenti, è quello di suscitare e sviluppare, a tutti i livelli, l’interesse per ciò che può essere considerato il cuore culturale della città, luogo di contenuti e generatore di esperienze culturali.

Dal 2017 l’Associazione organizza una vasta gamma di attività culturali, tra cui conferenze, percorsi di approfondimento, incontri con artisti e presentazioni, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza della musica, del teatro e delle tradizioni culturali legate allo Sferisterio.

Offriamo occasioni di approfondimento per il pubblico di tutte le età, favorendo la partecipazione attiva della cittadinanza e contribuendo alla formazione culturale di studenti, professionisti e appassionati.

Collaboriamo con scuole, istituzioni e associazioni locali per arricchire l’offerta culturale di Macerata e stimolare il dialogo tra patrimonio storico e nuove generazioni.

 

Le attività si realizzano in particolare attraverso conferenze, incontri, ascolti guidati e specifici eventi di spettacolo, pensati per coinvolgere e avvicinare il pubblico all’esperienza unica dello Sferisterio.

Ultime News

Da giovedì 9 fino a domenica 12 ottobre a Pollenza Buon Compleanno Maestro IV edizione - Il programma completo

Da giovedì 9 fino a domenica 12 ottobre a Pollenza Buon Compleanno Maestro IV edizione - Il programma completo

Musica, storia, letteratura e cinema per la IV edizione della rassegna promossa dagli Amici dello Sferisterio in collaborazione con il Comune di Pollenza, nell’ambito di Marche Storie 2025.

Ritorna a Pollenza Buon Compleanno Maestro, la rassegna dedicata a Giuseppe Verdi, giunta alla quarta edizione e promossa dall’Associazione Amici dello Sferisterio in collaborazione con il Comune di Pollenza.

Parola d’ordine di quest’anno: Viva V.E.R.D.I. Dal 9 al 12 ottobre il borgo si animerà con incontri, conferenze, concerti, laboratori e visite guidate che intrecciano musica, storia, cinema e letteratura, rendendo omaggio al compositore e al contesto culturale del Risorgimento. L’edizione 2025 è dedicata al basso pollentino Nicola Benedetti, primo interprete del ruolo di Banco nel Macbeth di Verdi, di cui ricorrono i 150 anni dalla morte.

La rassegna si apre con il ciclo “Storie ad alta voce: Senso di Camillo Boito”, curato da Maria Laura Platania scrittrice e giornalista (Biblioteca Comunale, dal 9 all’11 ottobre ore 16.30): tre incontri di lettura e approfondimento per restituire il clima culturale e sociale dell’Ottocento e il ruolo della donna nel tempo del Risorgimento. Questi appuntamenti si collegano idealmente alla riflessione sul linguaggio delle immagini: il critico cinematografico Prof. Anton Giulio Mancino venerdì 10 ottobre alle 18,30 affronterà il tema Il Risorgimento nel film antistorico italiano: tra melodramma e finzione cinematografica.

 

       

Di Storia si parlerà con il Prof. Riccardo Piccioni giovedì 9 ottobre alle 17,45 in Sala convegni che analizzerà Il Risorgimento italiano fra nuova politica ed estetica romantica, mentre Fabio Sileoni dedicherà la conferenza di sabato 11 ottobre (Sala Convegni, ore 17:30) a Nicola Benedetti con il titolo “Patria Oppressa: Nicola Benedetti, voce tra teatro e fermenti del Risorgimento”, un intervento che ricostruisce il profilo artistico e civile del basso pollentino nel suo contesto storico e culturale.

 

La parte musicale vede in programma: giovedì 9 ottobre, alle ore 21, il Coro Sibilla di Macerata aprirà il cartellone con Eco di Libertà – il canto di un’Italia che nasce; venerdì 10 ottobre (ore 21) il giovane basso Arrigo Liverani Minzoni, vincitore del Premio Benedetti–Pelagalli Rossetti 2025, terrà un recital verdiano; sabato 11 ottobre alle 18.30 il pianista Luca Giarritta proporrà pagine di Giulio Ricordi (in parte firmate con lo pseudonimo Jules Burgmein). Gli appuntamenti si terranno presso il Palazzo Comunale di Pollenza in piazza Libertà (Sala Convegni e Sala Nobile).

                  

Domenica 12 ottobre il festival  propone alle 9,30 una visita guidata esclusiva che partirà dal Teatro Giuseppe Verdi e toccherà i palazzi storici di Pollenza, tra cui Palazzo Ricci-Petrocchini — dimora che ospitò Alessandrina D’Azeglio, figlia di Massimo e nipote di Alessandro Manzoni — aperto straordinariamente al pubblico (prenotazione obbligatoria 335 6934922). Al termine della mattinata, alle ore 11 in Sala Nobile, Mariangela Marini (mezzosoprano e musicologa) condurrà un ascolto guidato che offrirà chiavi di lettura musicali e storiche per apprezzare il repertorio verdiano e il suo ruolo nella costruzione delle memorie collettive.

Risultato immagine per Teatro Giuseppe Verdi Pollenza   

Non mancheranno le attività per i più giovani: il laboratorio di danza storica “Nel salotto di Giuseppe Verdi. Feste e cotillons”, realizzato con la Società di Danza di Macerata e riservato agli studenti dell’I.C. Vincenzo Monti, metterà in scena valzer, marce e danze ottocentesche in un’esperienza formativa e partecipata.

Un’edizione pensata per unire arte, memoria e partecipazione, dialogando con il passato per leggere il presente.

Per informazioni e programma dettagliato: www.amicidellosferisterio.it e i profili social dell’Associazione e del Comune di Pollenza
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero.

 

 

L'Autunno 2025 degli Amici dello Sferisterio. Torna Buon Compleanno Maestro a Pollenza

L'Autunno 2025 degli Amici dello Sferisterio. Torna Buon Compleanno Maestro a Pollenza

L' autunno è arrivato e riprendono le attività della nostra Associazione! Il primo appuntamento è l’ormai tradizionale Buon Compleanno Maestro, giunto alla sua quarta edizione, che si terrà a Pollenza dal 9 al 12 ottobre.
Quest’anno, l’iniziativa, organizzata in collaborazione con il Comune di Pollenza, è inserita all’interno della programmazione regionale Marche Storie e propone incontri, conferenze, concerti e visite guidate che intrecciano musica, storia e letteratura, con un omaggio speciale al basso pollentino Nicola Benedetti, primo interprete di Banco nel Macbeth di Verdi, di cui ricorrono i 150 anni dalla morte.

Il festival si apre giovedì 9 ottobre alle 16,30 con il primo dei tre appuntamenti in Biblioteca Comunale a Pollenza (via Roma 32) dedicati a Senso di Camillo Boito, guidati dalla scrittrice Maria Laura Platania. Non si tratta solo di letture ad alta voce: ogni incontro è pensato come un viaggio nel contesto storico e sociale del Risorgimento, con particolare attenzione alla vita e ai doveri della donna, ai salotti culturali dell'Ottocento. Questi momenti si collegano idealmente alla conferenza di Anton Giulio Mancino sul cinema, che culminerà nella visione del film, un appuntamento inedito nell’ultima giornata del festival, chiudendo il percorso con un finale unico e speciale. 

Non mancherà la parte storica con la conferenza giovedì 9 ottobre alle 17,45 del Prof. Riccardo Piccioni, che esplora il Risorgimento italiano tra nuova politica ed estetica romantica, offrendo ulteriori chiavi di lettura e connessioni con i temi musicali del festival e Fabio Sileoni dedicherà un approfondimento a Benedetti sabato 11 ottobre. La musica sarà protagonista con il concerto del Coro Sibilla ( 9 ottobre ore 21) e le performance di artisti come Arrigo Liverani Minzoni ( venerdì 10 ottobre ore 21)  giovane basso vincitore del Premio Benedetti-Pelagalli Rossetti 2025 e Luca Giarritta al pianoforte (sabato 11 ore 18,30), artista in residence del nostro Festival.  Tutti porteranno in scena i suoni e le atmosfere del melodramma verdiano, i cori e i canti di quel periodo, e scopriremo anche pagine pianistiche inedite di Giulio Ricordi, non solo editore ma anche musicista sotto lo pseudonimo di Jules Burgmein.

Il festival propone anche momenti speciali: domenica 12 ottobre con la Passeggiata storica con partenza alle 9,30, faremo una visita guidata che comprenderà Il Teatro Giuseppe Verdi e la vista esclusiva al Palazzo Ricci-Petrocchini, aperta eccezionalmente al pubblico grazie alla gentilezza dei proprietari, una vera gemma di Pollenza che custodisce storie e memorie straordinarie. La mattina si concluderà con Mariangela Marini, in veste di divulgatrice musicale che accompagnerà il pubblico in un ascolti guidati di brani d'opera in Sala Nobile, coniugando musicologia e esperienza sul palcoscenico.

 

qui trovate il programma completo e le bio dei protagonisti. Tutti gli eventi sono a ingresso libero fino a esaurimento posti.

Per la visita guidata di domenica 12 ottobre è necessaria la prenotazione. Seguiteci sui Social dove troverete gli aggiornamenti!

Teatro, musica e danza nella società dell'Ottocento

Teatro, musica e danza nella società dell'Ottocento

13/09/2025

Nell’Ottocento musica e danza camminavano fianco a fianco. Nei teatri si assisteva alle opere, ma si poteva anche ballare; nei salotti, mentre si danzava, risuonavano le arie di Verdi, Donizetti e Rossini, unendo musica e divertimento in un’unica esperienza di festa. In questi ambienti, l’eleganza dei movimenti e la maestria musicale non erano solo un intrattenimento, ma anche un modo per esprimere cultura e raffinatezza sociale.

Durante un ballo, una dama poteva rivolgersi al suo cavaliere:
“Le piace il Valzer, signore?”
E lui rispondeva con abbandono: “Oh, ne vado matto, signora!”
La donna, con freddezza, replicava: “Perché non impara a ballarlo, allora?”

Questa breve scena descrive bene l’importanza del ballo come competenza sociale: saper girare al ritmo del valzer non significava solo eseguire correttamente i passi, ma entrare in sintonia con il partner e partecipare a un rituale culturale che rifletteva la società del tempo. Il ballo, al pari della conversazione, della lettura o della musica, diventava un mezzo di socializzazione essenziale.


Le danze dell’Ottocento

Nell’Ottocento, il ballo non era solo un passatempo: era un vero e proprio linguaggio sociale. La Contraddanza, vivace e armoniosa, animava le sale con linee parallele di uomini e donne, che si muovevano secondo schemi precisi ma con eleganza e brio, trasformando la sala in una coreografia collettiva. Al valzer, danza originaria della Svizzera e presto diffusa in tutta Europa, era riservato un ruolo speciale: ballarlo con grazia e decoro significava entrare in sintonia con il partner e vivere appieno l’atmosfera di festa. La Quadriglia, composta da quattro coppie disposte ai lati della sala, permetteva figure variabili e combinazioni sorprendenti, offrendo al pubblico uno spettacolo di movimento e coordinazione. La Polka e la Polka-Mazurka, danze di origine centro-europea, richiedevano agilità e precisione, con sequenze di passi che si susseguivano con ritmo vivace, coinvolgendo i ballerini in vorticosi giri e abbracci, espressione di libertà e passione.

Imparare queste danze significava più che conoscere i passi: era un modo per vivere la socialità, il gusto estetico e le regole della buona educazione, mostrando eleganza e padronanza del corpo in pubblico. Nelle feste e nei salotti, tra arie d’opera e conversazioni raffinate, il ballo diventava un mezzo per comunicare cultura e stile, unendo piacere, divertimento e partecipazione collettiva.


Il legame con l’opera lirica

La danza era strettamente connessa alla musica dell’epoca: Verdi, nei suoi balli d’opera, sfruttava il tempo di valzer per creare momenti di leggerezza e vivacità, inserendo scene di festa in cui i personaggi si muovevano tra passi eleganti e dialoghi musicali. Tra le pagine musicali più famose, il Valzer in Fa maggiore è diventato sinonimo di danza e di cinema, reso ancor più celebre dal Gattopardo, che ha immortalato l’eleganza e la solennità dei balli dell’Ottocento, mentre il brindisi del “Libiamo ne’ lieti calici” nella Traviata rappresenta un perfetto esempio di racconto musicale a tempo di valzer utilizzato per sottolineare la festa e la socialità dei personaggi.

Anche Donizetti e Rossini inserivano nelle loro composizioni momenti danzanti, utili a sottolineare scene di festa e a coinvolgere il pubblico in un’esperienza che univa musica e movimento.

Imparare i passi del valzer e delle altre danze ottocentesche significa quindi comprendere non solo la tecnica del ballo, ma anche la musica, l’atmosfera e la socialità che queste opere rappresentavano.


Un’esperienza da vivere con la Società di Danza

Oggi, grazie alla collaborazione con la Società di Danza, è possibile rivivere l’atmosfera dei salotti dell’Ottocento, sperimentando direttamente valzer, polke, quadriglie e polka-mazurke. Non si tratta solo di imparare i passi, ma di comprendere la cultura e la socialità di un tempo in cui musica, danza e opera lirica erano strettamente legate.

 

Per chi desiderasse avvicinarsi a queste danze in modo diretto e divertente, la Società di Danza inizia da giovedì 25 settembre alle 20:15 ( Open day) presso il Centro Danza El Duende di Macerata (via Giovanni Falcone 8/F), il suo anno di lezioni: un’occasione per provare i passi del valzer, della polka e delle quadriglie e immergersi nella magia dell’Ottocento.

Nicola Benedetti, l’Ombra e Verdi Nel 150° della morte del basso di Pollenza, un omaggio nel segno del Macbeth

Nicola Benedetti, l’Ombra e Verdi Nel 150° della morte del basso di Pollenza, un omaggio nel segno del Macbeth

26/07/2025

La stagione 2025 del Macerata Opera Festival segna il ritorno di uno dei titoli più potenti del catalogo verdiano: Macbeth, nella fortunata e acclamata messinscena firmata da Emma Dante del 2019, che ebbe un grande successo di pubblico e critica.

Questa ripresa si intreccia con un anniversario particolarmente significativo per il territorio: i 150 anni dalla morte del basso marchigiano Nicola Benedetti (1821–1875), nativo di Pollenza, interprete di ruoli verdiani in numerosi teatri italiani e internazionali, e protagonista della prima assoluta del Macbeth nel ruolo di Banco, andata in scena il 14 marzo 1847 al Teatro della Pergola di Firenze. L’opera fu commissionata a Verdi da uno dei più influenti impresari italiani dell’epoca – anche lui di origini marchigiane  - Alessandro Lanari.

Fu un debutto leggendario. Secondo le cronache dell’epoca, il compositore nel corso dell’opera fu richiamato sul palcoscenico 27 volte, mentre il pubblico tributava applausi scroscianti a tutta la compagnia, riconoscendo il valore innovativo e drammatico di un’opera destinata a segnare la storia.

Verdi guardava alla tragedia di Shakespeare come a una vetta assoluta dell’ingegno umano. In una celebre lettera del luglio 1846 scriveva al librettista Francesco Maria Piave: Questa tragedia è una delle più grandi creazioni umane! Se non possiamo farne una cosa grande, cerchiamo almeno di farla con onore.»

Fu con questo spirito che affrontò la composizione, ponendo una particolare attenzione all’atmosfera e alla resa scenica. Tra le altre, diede indicazioni dettagliate sull’apparizione dell’Ombra di Banco, ispirandosi – come racconta in una lettera del 1846 – a uno spettacolo londinese. In un’altra missiva, tuttavia, si lamenta con Lanari per l’indisponibilità di alcuni cantanti a interpretare la scena come comparsa muta. Non sappiamo con certezza se tra questi vi fosse anche Benedetti. Quel che è certo è che il basso di Pollenza fu scritturato in una fase successiva rispetto ad altri interpreti principali, come Felice Varesi (Macbeth), a cui Verdi affidò il ruolo sin dall’inizio.

Dopo averlo ascoltato durante le prove, il compositore rimase tanto colpito dalla sua voce – che le cronache descrivono come “vibrata e poderosa, capace di intensità che evocavano il ruggito del leone” – da decidere di aggiungere per il personaggio di Banco l’aria Come dal ciel precipita, inizialmente non prevista nella prima stesura dell’opera. La decisione è confermata anche dalla numerazione autografa dei pezzi musicali.

Figlio di una famiglia che lo destinava alla vita ecclesiastica – scelta già intrapresa da due suoi fratelli maggiori – Benedetti mostrò fin da giovane una forte vocazione per la musica. A sedici anni intraprese lo studio della musica sacra, mettendo in luce una voce di basso già promettente, e si perfezionò a Bologna sotto la guida del maestro Luigi Ronzi.

Cantante solido, con un repertorio centrato in particolare su Bellini, Donizetti e Verdi, Benedetti calcò, tra il 1843 e il 1868, i palcoscenici più importanti: Firenze, Roma, Torino, Venezia, Bologna, Verona, Lisbona, Bucarest, Madrid, Costantinopoli, interpretando soprattutto molti dei grandi ruoli verdiani di basso del tempo: Attila, Zaccaria, Oberto, Silva e altri ancora.

A Nicola Benedetti – in occasione del bicentenario della nascita nel 2021 – lo studioso Fabio Sileoni ha dedicato un’approfondita biografia dal titolo Nicola Benedetti, celebre basso verdiano. Il volume, edito da Andrea Livi Editore, ricostruisce con accuratezza la carriera del cantante pollentino e il contesto musicale del suo tempo, restituendo rilievo a una voce che contribuì al successo di diverse opere del repertorio romantico. Molti sono infatti gli artisti nati nelle Marche interpreti di ruoli primari nelle opere dell’epoca e protagonisti sulle scene dei principali teatri italiani ed europei.

Nel foyer del teatro di Pollenza, intitolato a Giuseppe Verdi, è presente un pannello commemorativo dedicato a Nicola Benedetti, dipinto dal pittore Giuseppe Fammilume, che ne celebra la memoria e l’importante contributo alla storia del melodramma.

L’Associazione Amici dello Sferisterio, in collaborazione con il Comune di Pollenza, lavora ormai da alcuni anni alla valorizzazione dei personaggi pollentini legati al mondo del melodramma e, dal 2022, nei giorni attorno al 10 ottobre – data di nascita di Giuseppe Verdi – organizza proprio a Pollenza l’iniziativa “Buon Compleanno Maestro”, un appuntamento di approfondimento e racconto che intreccia la storia locale con quella del grande compositore.

UNA GOLOSA SERATA DI GALA Cibo, musica e arte in mostra allo Sferisterio

UNA GOLOSA SERATA DI GALA Cibo, musica e arte in mostra allo Sferisterio

08/07/2025

Cibo, musica e arte in mostra allo Sferisterio
Dal 15 luglio 2025 – Corridoio Innocenziano, Arena Sferisterio

Una nuova mostra si inserisce nell’estate maceratese: si intitola Una golosa serata di gala e sarà inaugurata martedì 15 luglio alle ore 18 nel suggestivo Corridoio Innocenziano dell’Arena Sferisterio.

Organizzata dall’Associazione Amici dello Sferisterio, con il patrocinio del Comune di Macerata, del Macerata Opera Festival, di Macerata Culture e di Sistema Museo, l’esposizione propone un originale percorso visivo e narrativo tra musica, opera e gastronomia.

Il progetto nasce dall’incontro tra due ex compagni di scuola: Paul Rooms, artista poliedrico che ha trasformato in disegno la poesia del cibo, e Gianluigi Corinto, docente universitario appassionato di musica, enogastronomia e scrittura. I loro lavori si intrecciano in un divertissement che, con ironia e immaginazione, rilegge l’opera lirica attraverso gli occhi (e il palato) dei suoi compositori più celebri.

Un viaggio che racconta, con leggerezza e creatività, l’universo gastronomico di maestri come Rossini, Verdi e Puccini, e invita il visitatore a scoprire come arte, musica e sapori possano fondersi in un’unica esperienza evocativa. I disegni accompagneranno il pubblico in un gioco continuo di rimandi, curiosità storiche e suggestioni che uniscono cucina e melodramma in un racconto tutto da gustare.

 

Dal 15 luglio (inaugurazione ore 18) al 10 agosto negli orari di visita dello Sferisterio

Il fascino dell'operetta e la Vienna di inizio secolo il 5 maggio con Maria Paola Scialdone

Il fascino dell'operetta e la Vienna di inizio secolo il 5 maggio con Maria Paola Scialdone

01/05/2025

Lunedì 5 maggio 2025, alle ore 17:30, nell’aula A “O. Proietti” dell’Università di Macerata (Via Garibaldi 20), si chiuderà il ciclo Rien que la femme: la donna nell’opera tra archetipi e stereotipi, promosso dall’Associazione Amici dello Sferisterio.

Protagonista dell’ultimo incontro su letteratura e melodramma sarà la prof.ssa Maria Paola Scialdone, docente di Letteratura tedesca, con la conferenza “Listig, lästig, lustig: Hanna Glawari e il ‘mondo di ieri’”, dedicata alla Vedova allegra

Nel cuore della Vienna di inizio Novecento, mentre l'Europa si prepara a una guerra che cambierà il corso della storia, la capitale dell'Impero austro-ungarico continua a brillare nella sua opulenza culturale. I caffè sono luoghi di discussione e di creatività, i salotti rifugi di intellettuali, e nei teatri trionfa l’operetta. Si danza, si ride, si canta, ma sotto questa superficie scintillante, la Storia ha già iniziato a minare le fondamenta della Belle Époque.

Nel 1905, La Vedova Allegra di Franz Lehár, con il suo successo travolgente, incarna l'apice di questa civiltà. L'operetta, leggera e spensierata, diventa il simbolo di un’epoca che, per non affrontare la propria crisi imminente, la maschera con l'eleganza e il divertimento. La protagonista, Hanna Glawari, è moderna e indipendente, una donna che sa come giocare con i codici sociali e le aspettative maschili. Ma Hanna è anche qualcosa di più: una figura allegorica di una società che, pur di non guardare in faccia la propria decadenza, preferisce danzare e sorridere.

In parallelo, ma su un piano profondamente diverso, scrive Stefan Zweig nel suo Il mondo di ieri. Il suo è un testamento civile e spirituale che racconta la fine di quella stessa civiltà. Un'opera scritta in esilio, dopo il crollo dell'Impero, che cerca di raccogliere i frammenti di un mondo perduto, ormai privo di speranza. La Vienna che Zweig descrive è la stessa in cui Hanna Glawari si esibisce, ma priva della luce e dell’illusione di una società ormai dissolta.

Il titolo della conferenza – Listig, lästig, lustig – nasce da tre aggettivi tedeschi che, come un valzer, ruotano in sequenza, rappresentando le contraddizioni di quell'epoca:

  • Listig (astuto), come la civiltà che maschera il proprio declino dietro l’apparente cortesia e brillantezza;

  • Lästig (fastidioso), come il disagio che si nasconde dietro il sorriso e la superficialità;

  • Lustig (allegro), come la danza di chi si illude che nulla possa cambiare, mentre tutto sta per trasformarsi.

Nel confronto tra Hanna Glawari e Il mondo di ieri, esploreremo come l'operetta di Lehár, pur nella sua leggerezza, riesca a dialogare con la visione di Zweig, come l’umore scintillante della protagonista possa risuonare con la malinconia della fine di un'epoca. La Vienna di fine Ottocento, pur vivendo il suo ultimo splendore, è un mondo che sta per dissolversi, e questo incontro tra musica e letteratura ci permetterà di cogliere le sfumature di una cultura che si disgrega senza un grido, ma con una cesura silenziosa.

Come scrive Claudio Magris nel suo Il mito asburgico  nella letteratura austriaca moderna, l'Impero danubiano ha lasciato dietro di sé un’illusione di ordine e misura, ma anche una letteratura consapevole della sua fine. Autori come Hugo von Hofmannsthal, Joseph Roth e Robert Musil hanno saputo raccontare questa fine non con il grido, ma con il silenzio tra le note, con la sospensione di una civiltà che non sa come affrontare la propria dissoluzione.

Accostare La Vedova Allegra a Il mondo di ieri non è solo un esercizio di stile, ma un modo per leggere insieme due visioni del mondo che, seppur distanti nel loro approccio, sono entrambe il ritratto di una civiltà in agonia, che si rifugia nell’arte e nella forma per nascondere il vuoto che la minaccia.

Un viaggio attraverso le luci e le ombre della Vienna di inizio secolo, tra musica e letteratura, tra palcoscenico e autobiografia. Un dialogo inatteso tra la spensieratezza dell’operetta e la riflessione tragica di Zweig. Tra la risata di Hanna Glawari e la memoria di un mondo che, proprio come la sua civiltà, non tornerà mai più.